I tre giorni santi dell’unica Pasqua 1° Giovedì Santo: la Cena della Pasqua

1° Giovedì Santo: la Cena della Pasqua


La liturgia della Santa Messa vespertina del Giovedì Santo è celebrazione tipicamente pasquale. La Chiesa fa memoria dell’istituzione dell’Eucaristia, del sacerdozio e del comandamento nuovo dell’amore fraterno all’interno del dinamismo dell’unica Pasqua del Signore. La Cena del Signore, celebrata dalla Chiesa, è rivissuta come la visse Gesù nel suo transito da questo mondo al Padre. Unica Pasqua della nostra salvezza che è lo stesso Cristo, nell’ultima Cena, nella Croce e nella Risurrezione. Tre celebrazioni, dunque, indissolubilmente unite tra di loro che fanno il memoriale della Cena del Signore, della sua Passione e Risurrezione.

La Pasqua dell’Antico Testamento fu profezia del mistero della Pasqua di Cristo. Nella Pasqua d’Israele possiamo distinguere tre momenti fondamentali. Il primo con l’immolazione dell’agnello con il cui sangue erano segnate le porte degli israeliti. Il secondo è quello della liberazione dall’Egitto e il passaggio del mar Rosso. Il terzo è celebrazione liturgica dell’avvenimento salvifico che il popolo rinnovava annualmente. Rivivendo l’evento di salvezza, partecipavano alla liberazione dall’Egitto.

Gesù ha assunto ritualmente la Pasqua d’Israele trasformandola nella Cena della nuova Pasqua sua e della Chiesa. Ha portato così a compimento sia il mistero dell’Agnello immolato attraverso la sua morte redentrice, sia il simbolo dell’Esodo liberatore dalla terra d’Egitto nella sua gloriosa Risurrezione. All’interno di questa simmetria biblica, la Chiesa nel Triduo pasquale rinnova il memoriale dell’unica Pasqua di Gesù attualizzata in tre momenti consecutivi indissolubilmente armonizzati tra di loro. Giovedì Santo fa memoria della Cena della nuova Pasqua, Venerdì Santo celebra la Pasqua dell’Agnello Immolato, La Veglia pasquale celebra il glorioso transito di Gesù, la sua vittoria sulla morte, la piena realizzazione dell’Esodo pasquale degli Ebrei al quale la Chiesa partecipa mediante il Battesimo e l’Eucaristia. Essi sono sacramenti che ci uniscono a Cristo Crocifisso-Risorto.

La Pasqua ogni anno ha il suo inizio rituale dal mistero del cenacolo da cui è iniziata. Se il momento culmine del Triduo pasquale è la celebrazione eucaristica della Veglia pasquale, non si può dimenticare che tutto fu annunziato nel Cenacolo e la Chiesa ha conservato nella memoria del cuore il comando del Maestro che permette di celebrare la sua Pasqua con il nuovo Rito da lui istituito: “Fate questo in memoria di me.” L’Apostolo Paolo, ai greci di Corinto che non sanno cosa sia lo zikkaron biblico, cioè la celebrazione del memoriale, istruisce: “Ogni volta che mangiate questo pane e bevete al calice, voi annunciate la morte del Signore, finché egli venga” (1Cor 11, 26).

L’istituzione dell’Eucaristia, dunque, prefigura la vera Pasqua che Gesù deve patire, l’Immolazione dell’Agnello che ora offre all’umanità nella Cena come Corpo donato e Sangue versato. Venerdì Santo e Veglia pasquale si richiamano e si armonizzano concentrandosi sul mistero della Croce gloriosa del Venerdì Santo, nell’immolazione dell’Agnello. Sant’Agostino amava mettere in relazione l’etimologia di Pasqua con il tema del passaggio e scrive: “Mediante la passione, Cristo passa dalla morte alla vita e apre il cammino a tutti che crediamo nella sua risurrezione affinché anche noi passiamo dalla morte alla vita” (Enarr. in Ps. 120, 6). San Giovanni Crisostomo così ammonisce: “Tutte le volte che ti accosti all’Eucaristia con coscienza pura, celebri la Pasqua. Pasqua significa celebrare la morte del Signore” (Adv. Iud., 3, 4).